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Latte Dolce-Santa Maria di Pisa e Monte Rosello, Sassari

I quartieri del “Latte Dolce-Santa Maria di Pisa” e “Monte Rosello” costituiscono le due realtà più popolose del territorio urbano di Sassari e si collocano nei quadranti periferici, esposti a nord-est, dell’insediamento cittadino.

Si tratta di due settori in realtà ben distinti - sia morfologicamente (ortograficamente) che dal punto di vista storico e socio-culturale - ma con diverse peculiarità che, al fondo, li accomunano.

Il quartiere di Monte Rosello è tra i due quello che ha sviluppato per primo la dimensione urbana, nella prima metà del XX secolo, e tra i due è quello più abitato (circa 30 mila persone) benché negli ultimi decenni abbia risentito maggiormente del generalizzato calo demografico. Tra le due realtà è quella più eterogenea e dinamica per gli aspetti sociali e le attività produttive.

L’abitato del Latte Dolce e Santa Maria di Pisa - nonostante antiche frequentazioni di età storica – è sorto in buona sostanza a decorrere dagli anni Sessanta del Novecento. La zona prescelta era in precedenza occupata prevalentemente da campi usati per colture orticole, ritenute il ‘fiore all’occhiello’ dell’economia agricola “zappadorina” sassarese. A partire da abitazioni sparse e da un primo piccolo nucleo di case popolari (abitate in prevalenza da famiglie precedentemente residenti in aree degradate del centro storico di Sassari, del rione chiamato ‘Corea’ ovvero dai paesi della Provincia), cui si aggiunsero altre in forma di edilizia ‘cooperativa’ e l’importante ‘nucleo religioso’ gestito dall’ordine Salesiano si è arrivati all’attuale configurazione nella quale continua ad essere ben presente nell’habitus mentale degli abitanti la distinzione tra ‘Pisa’ e ‘Latti dozzi’ (come vengono chiamate le due borgate unite in modo sinecistico).

Ancora adesso questa realtà soffre per una mancata piena integrazione con il resto della città tanto che perfino a livello di comunicazione linguistica verbale tanti degli abitanti continuano a rispondere alla domanda “dove stai andando?” con una frase emblematica: “soggu andendi a Sassari” (sto andando a Sassari !)

L’idea di base intorno alla quale ruota il progetto che immaginiamo è quella di considerare in realtà come un unicum le differenti realtà di quartiere: questo non solo per ragioni socio-ambientali ma anche perché il bacino d’utenza del nostro Istituto Scolastico è in buona percentuale composto da alunni provenienti da questi contesti che spesso solidarizzano tra di loro quasi a contrapporsi con altri alunni di altri ambiti (in particolare quelli “di li biddi” ossia “dei paesi”, intendendo con questa espressione marcatamente distintiva segnare un confine tra i ‘cittadini’ e gli abitanti dei centri della Provincia).

I punti chiave del percorso che intendiamo costruire (non solo in senso didattico/teorico ma anche letteralmente con la ‘mobilità’ dei partecipanti entro il territorio dei due quartieri) sono incentrati sulla storia, sull’ambiente e sugli aspetti sociali e sono i seguenti:

  1. Le risorse dell’acqua e della terra nella storia del Monte Rosello e del Latte Dolce/Santa Maria di Pisa: dalle domus de janas, all’acquedotto ed alle villae romane, dalle chiesette romaniche e post medievali agli “orthi di lu Paradisu”; storie di piccoli abitati e di accoglienza del viandante/pellegrino/commerciante

  2. La nascita dei quartieri moderni tra il 1930 e il 1980 circa

  3. Analisi delle caratteristiche attuali dei quartieri e della popolazione nelle sue risorse e nei suoi desiderata: il metodo da preferirsi è quello della raccolta di una base-dati sul preesistente seguita da interviste ad un campione statistico effettuate dai partecipanti al progetto

Il ‘filo rosso’ di tipo storico prenderà in esame in particolare alcune persistenze monumentali e/o architettoniche presso le quali saranno accompagnati i partecipanti per una conoscenza diretta. Questi elementi materiali e le prime presenze umane (che in questo territorio risalgano fino al IV millennio a.C.) sono testimoniate dall’escavazione di alcune domus de janas lungo il costone roccioso calcareo della valle dell’Eba Giara; successivamente gli insediamenti umani hanno sempre avuto - fino al XIX secolo avanzato - una caratterizzazione sparsa, fatta di pochi casolari e verosimilmente di minuscoli centri demici sorti in età romana in particolare nelle regioni Eba Giara e Cabbu di Spiga-Filigheddu ovvero Santa Maria di Pisa.

Altre emergenze importanti sono rappresentate dalla chiesetta romanica di Nostra Signora del Latte Dolce, dai portali campestri che un tempo immettevano nelle tenute agricole e borghesi, dai luoghi con antropizzazione di alcune sorgenti d’acqua ovvero da un antico mulino ad acqua siti in valli poste tra i due quartieri.

Al contempo le visite ai luoghi segneranno anche il momento della raccolta dei dati e delle osservazioni, sull’ambiente naturale ed antropizzato, con una particolare attenzione alle acque ed alle attività agricole antiche ed attuali.

L’ultima fase del progetto sarà dedicata ad esperienze laboratoriali ed infine alla loro ‘pubblicizzazione’ attraverso il materiale che si produrrà di volta in volta.

La scheda è stata curata dal Prof. Graziano Caputa dell'Istituto Alberghiero di Sassari


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